Onorevoli Colleghi! - In Italia sono circa 1.800 i pazienti talassemici che hanno attivato procedure giurisdizionali per il riconoscimento del danno subìto a seguito di trasfusione di sangue infetto, con la richiesta della relativa indennità.
      Sono ormai anni che i pazienti talassemici attendono una chiarificazione della loro posizione e il riconoscimento di un risarcimento che altre categorie di pazienti, come gli emofilici, hanno ottenuto nella XIV legislatura e che si rende necessario per una corretta equiparazione dei diritti dei pazienti che hanno subìto danni a seguito di terapia trasfusionale o con emoderivati.

 

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      Tutte le vicende legislative inerenti la problematica del risarcimento da parte dello Stato ai soggetti danneggiati attraverso il contagio con il sangue o i derivati infetti ammettono una responsabilità pubblica con successivo provvedimento normativo di supporto verso quei cittadini che sono stati fisicamente o psichicamente menomati, o resi addirittura perennemente infermi.
      La legge n. 210 del 1992 e il decreto-legge 23 aprile 2003, n. 89, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 giugno 2003, n. 141, riconoscono un indennizzo non solo ai pazienti emofilici, ma anche ai talassemici che hanno subìto un danno a seguito di trasfusione di sangue infetto. Gli emofilici hanno visto accolte e risolte le loro giuste rimostranze e hanno ottenuto ciò che di diritto spettava loro; è, quindi, ora giusto operare affinché non vi sia alcuna discriminazione tra pazienti ed è pertanto tempo che anche i pazienti talassemici vedano rispettati i loro diritti.
      Con la presente proposta di legge si intende dare un riconoscimento concreto a questi sfortunati cittadini che per due volte sono stati danneggiati, prima con una trasfusione infetta e poi con una ingiusta discriminazione.
 

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